SONO FORSE IO?

Sonia Sbolzani

Ispirandosi all’affresco quattrocentesco dell’Ultima Cena nell’ex-Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, Jeanfilip ha realizzato questo trittico (composto di tre pannelli da 120 x 100 cm) dal titolo “Qualcuno di voi mi tradirà”, che nel 500° anniversario della morte di Leonardo gli rende omaggio con una reinterpretazione originale rappresentativa di quei “moti dell’anima” di cui il genio da Vinci dissertava nel suo “Trattato della pittura”.

In effetti, in quest’opera di notevole complessità stilistica ed iconografica, Jeanfilip si sofferma sulla psicologia dei vari personaggi mostrandone le diverse reazioni alla drammatica rivelazione di Gesù secondo il Vangelo Giovanni (13,21): chi è sorpreso, chi è incredulo, chi si angustia, chi è confuso, chi è sbigottito. Queste emozioni sono espresse soprattutto dai gesti delle mani, raffigurate con tratti marcati nel loro agitarsi frenetico.

Disposti in gruppi di tre, alla destra e alla sinistra di Cristo, gli Apostoli in una sorta di moto ondoso sembrano divergere da lui, che resta solo e immobile al centro della scena, concentrato sulla dolorosa Passione che lo attende. Statico nella sua maschera spettrale appare anche Giuda Iscariota, il traditore, il cui volto orrendo fa pendant con la mano rapace che sta per afferrare il pane (il gesto anticipato da Cristo per rivelare l’impostore). Lui e Gesù sono gli unici consapevoli di quanto sta per avvenire e questa condizione li separa dagli ignari.

Il Giuda di Jeanfilip, come quello di Leonardo, siede in mezzo agli altri Apostoli (tra Pietro e Giovanni, alla destra di Cristo) e, se è teologicamente vero che ha ancora la possibilità della libera scelta, è comunque già evidente il destino di vile infedele che ha deciso per sé. Sta per uscire e denunciare Gesù, che nell’imminenza delle tenebre è “triste fino alla morte” nel suo animo. Sovvengono qui i versi stupendi di Padre David Maria Turoldo: “No, credere a Pasqua non è / Giusta fede: / troppo bello sei a Pasqua! / Fede vera / È al venerdì santo / Quando tu non c’eri lassù / Quando non una eco risponde / Al suo alto grido / E a stento il Nulla / Dà forma / Alla tua assenza” (da “A stento il nulla”).

Ma il piano divino di salvezza è prossimo a realizzarsi, la redenzione è già in atto, la vittoria sul male e sul peccato sarà coronata dalla Risurrezione. Il gesto scellerato dello stesso Giuda deve essere considerato in una visione religiosa più elevata, per cui acquista un significato trascendente che non lo cancella in sé. Come affermava il grande teologo secentesco Jaques Bossuet, “Dio scrive dritto nelle righe storte degli uomini”.

Jeanfilip medita ed interiorizza tutto questo sviluppandolo stilisticamente a modo suo. Può definirsi impressionista un pittore contemporaneo che si cimenta con la corrente ottocentesca di Monet e colleghi? Sì, nella misura in cui sperimenta in modo personale la tecnica della pennellata rapida e “liquida”, rinunciando a focalizzarsi sui particolari per conferire maggior risalto ai suoi soggetti per mezzo di giochi luministici, chiaroscurali e cromatici che aspirano all’armonia dinamica degli accostamenti e al nitore dell’immagine complessiva. Sia che approcci il figurativo, sia che indulga all’astrattismo o all’informale, Jeanfilip ama scomporre e ricomporre le forme su un’onda vagamente cubista per orchestrare le sue composizioni sulle note del dialogo costante tra colori e strutture in nome di un vitalismo creativo potente, producendo “macchie” di pittura che, nella contrapposizione dei toni, concorrono a determinare un’intensa animazione all’interno dell’impianto del dipinto. In questo modo i volumi si delineano nello spazio secondo linee morbide e serpeggianti che incidono la tela, sublimando la materia per trasformarla in qualcosa di nuovo e di diverso, che riacquista sostanza agli occhi dell’osservatore.

In quest’opera, caratterizzata dal contrappunto di vibrazioni cromatiche calde e fredde, la limpidezza del colore lascia trasparire la luce evidenziando le sagome, la cui propinquità e sovrapposizione produce un inseguirsi di piani che originano profondità e salti luministici da una zona all’altra della composizione.

Così Jeanfilip esprime attraverso la sua arte i sentimenti, i ricordi, la visione della realtà che ogni giorno lo circonda, anche quando trasfigura soggetti solo immginari o lontani spazio-temporalmente da sè, come nel caso di questo trittico “Qualcuno di voi mi tradirà”, che viene introiettato profondamente prima di essere rielaborato sulla superficie dipinta, mentre riecheggia il cinico “Salve, Rabbì” di Giuda che confluisce nell’ipocrita “Sono forse io, Sgnore?” per finire nel perfido “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”.